Visioni da lontano – Matt Hoyt e Tom Thayer in mostra alla Bureau Gallery: I Want to Climb Through the Windows of My Eyes and Become Static Electricity
C’è un impegno evidente, quasi meticoloso, da parte degli artisti e della galleria, nel mostrare i molti dettagli che compongono questa esposizione. L’allestimento è un intreccio, un mosaico di frammenti che, assemblati, definiscono lo spazio di una collettiva condivisa da due artisti, uno dei quali purtroppo non è più in vita. Entrambi si rivelano eclettici – ma in modi diversi, complementari. Uno dei due si distingue per la varietà e l’abbondanza delle sue creazioni: disegni, oggetti, manufatti realizzati a mano che sembrano negare, o forse ironizzare, sull’idea stessa di industriale, di nuovo, di perfetto. I suoi oggetti appaiono segnati, imperfetti, quasi logori: manufatti arcaici, attraversati dal tempo e dalle intemperie. Ci parlano di una volontà chiara – quella di allontanarsi dalla logica produttiva e funzionale della modernità. Questi lavori sembrano provenire da un tempo remoto, precedente alla rivoluzione industriale, precedente forse a ogni organizzazione sociale struttura...