Arte da Vicino | 01 – Napoli. Preparare un viaggio in tempi di guerre

Prepararsi a un viaggio, per qualche mese altrove. Finalmente una città: Napoli. Non conosco bene le città del Sud, ma conosco un po’ il profondo Sud. Sono curiosa, anche intimorita, per certi aspetti. Ma…
C’è l’arte, che posso vedere da vicino. Tanta arte, nei musei, nelle gallerie. Non ho ancora preso appunti, né approfondito. Ma sono certa che a Napoli troverò un’arte autentica, forse dettata dalla necessità e da un’autenticità più forte che in altre città d’Italia. Ma… non voglio dire, non posso dire.

Com’è vivere un sentimento così, che ispira e incuriosisce? La novità, ciò che si può prospettare: da conoscere, da cui lasciarsi stimolare. Pane di riflessioni, quel che vedo e sento, le mie connessioni o le possibili connessioni tra presente e passato.

I tempi… Come vivere sentimenti così, anche nel sole schiacciante che investe la città? Quando ti arriva la notizia che c’è un’altra guerra in più. Ci possiamo rassegnare al male, alla ferocia, come al freddo o al caldo?

Come fare? Come non temere, in un tempo che è un’epoca? Il mio tempo, quello in cui vivo, la relazione con il tempo stesso… Un tempo di controlli, di controllo. C’è la tecnologia per scovarti nella differenza con il regime, proprio ora che le soglie di democrazia nei Paesi si assottigliano.

Puoi protestare, puoi creare masse; sarebbe bello. Loro hanno una strategia: si parla di tensione per ammorbidire, mettere paura, cogliere l’occasione per maggiore autoritarismo.

Alla fine, la posta in gioco è: saranno capaci, governi e governanti democratici, di diventare tiranni? E se sì, e se no, saranno capaci? Ci sarà un vuoto, che prenderà facilmente posto. Sarà sostenuto da chi ha già un’idea — di chi? Di coloro, gruppi estremi, che facilmente prenderebbero il potere con il sostegno di un popolo esasperato.

Sto uscendo dal tema. Dovevo parlare della mia partenza, dell’arrivo a Napoli, e ora della preparazione.

Finalmente, Arte da Vicino. Ma con quale cuore? L’Amore non vuole più essere faro. Questa è la verità. Lo si vuole scalciare via col teorema della violenza, del nemico, non più coppie, non più bambini, non più creatività.

E l’Arte? Che ruolo avrà nei tempi più feroci, quelli in cui l’arte stessa si sollevò, giudicata degenerata?

L’arte si fa specchio, patisce appena della sofferenza del mondo o dello stridore di valori inconsistenti. Quale faccia avrà? Mio tesoro, la vita è quella che inseguo sempre. Sempre Bellezza.

Riflessioni di un tempo povero, in tumulto — non può esserci ricchezza senza. Nella negazione c’è assottigliamento, e poi asfissia. L’arte, l’intelligenza che guarda al buono, al costruttivo, non alla difesa, ci salverà?



 








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